La poesia vincitrice della Sezione B (poesie inedita in lingua italiano) per l’anno 2023 è stata la poesia intitolata “Io sono il fico” ,che è stata in grado di “trasmettere emozioni e ad evocare immagini suggestive con originalità espressiva” come si legge nelle motivazioni della giuria.
Fra le piante io non sono molto da considerare,
perché non sono bello nei giardini per ornare,
non sono utile per il fuoco o per il legname,
e non sono buono neanche per profumare.
Da madre natura io nasco come arbusto,
con virgulti, nodi e foglie al punto giusto,
ma l’uomo che mi vuole albero di medio fusto,
mi monda, mi lega e mi innesta con tanto gusto.
Tre cose proprio bene d’estate io so fare,
rami e folte fronde agli uccelli per cinguettare,
ombra e frescura ai lavoratori per riposare,
e frutti tanti e saporiti per tutti da mangiare.
Quando arriva il tempo del peperone amaro,
chi mi conosce che sono buono e sano,
mi viene a trovare anche da molto lontano,
per poter raccogliere i miei frutti di prima mano.
Molto generoso sono io con chi mi cura,
perché tanta felicità mi da intorno a me l’aratura,
così anche dell’orto o del grano o della vigna la fioritura,
ma la gioia mia più grande è quando si placa la mia arsura.
Il mio frutto è vivace di colore e di sapore fervente,
tanto vario anche per chi è molto esigente,
oggetto di abbinamenti e ricette da parte d’ogni gente,
tutta gioia per il palato, ma anche per la mente.
Così per secoli ho nutrito il popolo affamato,
e in tutte le stagioni fu il mio frutto nominato,
ma ora, nel tempo del benessere, è stato declassato,
perché dolce e sostanzioso viene spesso denigrato.
Ma anche nell’abbandono io non mi arrendo,
tenace tra spine e rovi sto tuttora vivendo,
e con tanti freschi germogli sto attendendo,
per donare ancora il mio frutto stupendo.
Che è migliore di tanti prodotti sofisticati,
di insetti e strani cibi da ogni dove importati,
di pillole ed intrugli nei laboratori sintetizzati,
che hanno reso gli uomini d’oggi degli alienati.
Perché si costruiscono falsi idoli come nell’antichità,
quando disprezzano del genuino la verità,
quando complicano del buono la semplicità,
e quando infine, sostituiscono con il superficiale l’essenzialità.
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